
06 Apr Cos’è e a cosa serve l’EMDR? Lo chiediamo alla Dottoressa Daniela Magrì
Alla scoperta dell’EMDR: cos’è e a cosa serve la tecnica utilizzata in psicoterapia utile a rielaborare e rendere neutri i ricordi traumatici.

emdr – Centro Eufrasia
Cos’è l’EMDR e come può essere utile? Lo chiediamo alla Dottoressa Daniela Magrì di Centro Eufrasia.
Negli ultimi tempi abbiamo sentito molto parlare di una pratica definita EMDR, ma cos’è e in cosa consiste?
Si tratta di una tecnica utilizzata in psicoterapia, utile a rielaborare e rendere neutri i ricordi traumatici. Un metodo validato scientificamente con centinaia di ricerche che ne dimostrano l’efficacia, tanto che l’OMS l’ha inserita come terapia di elezione nel trattamento del disturbo da stress post traumatico.
Vediamo nel dettaglio cos’è e a cosa serve l’EMDR.
EMDR sta per “Eye Movement Desensitization and Reprocessing”. Vuol dire “desensibilizzazione ed elaborazione tramite i movimenti oculari.” Viene utilizzato in psicoterapia per rielaborare e rendere neutri i ricordi traumatici. Dopo una preparazione, viene chiesto al paziente di concentrarsi e seguire con gli occhi il movimento delle dita del terapeuta.
Oggi l’EMDR viene utilizzata nel trattamento di diversi disturbi. In particolare in quello che, pur non essendo ancora stato inserito nel DSM dai clinici, è conosciuto come disturbo da stress post traumatico complesso. Ossia la situazione in cui si trovano le persone che hanno vissuto abusi, maltrattamenti e trascuratezza prolungate durante l’infanzia.
Dottoressa, in quali casi è opportuna questa terapia?
La terapia EMDR è la prima scelta nel disturbo post traumatico da stress. La letteratura scientifica sta rivalutando di molto il ruolo degli eventi traumatici avvenuti durante l’infanzia, non solo psicologici.
Una ricerca svolta negli anni 90, famosa come studio ACE (Adverse Childhood Experiences – Esperienze avverse dell’infanzia), dimostrò che le persone con una storia infantile fatta di eventi traumatici, abuso, trascuratezza, maltrattamento, o cresciuti in contesti imprevedibili, esposti a malattie psichiatriche o a dipendenze dei genitori, avevano una maggiore probabilità di sviluppare sia malattie psicologiche che fisiche.
In questa ricerca si è visto come queste persone dimostrassero difficoltà a mantenere uno stile di vita salutare. Si evinceva che continuavano ad utilizzare strategie difensive apprese nell’infanzia che in età adulta finivano per danneggiarle. L’esempio classico, da cui partì la ricerca, erano le persone obese che riprendevano peso dopo una dieta per evitare di attirare attenzioni sessuali vissute sempre come potenzialmente minacciose.
Quali sono i benefici che si possono trarre?
La stimolazione oculare dell’EMDR arriva in una fase della terapia piuttosto avanzata quando il paziente è in grado di far emergere ed accogliere i propri stati fisici ed i vissuti emotivi, ed è in grado di differenziarsi dai propri pensieri.
Una volta padroneggiate queste abilità, l’EMDR permette di fare pulizia dei contenuti emotivi più sgradevoli legati ai ricordi traumatici. In questo modo l’evento lavorato resta solo un ricordo. Non più una fonte di attivazione tale che, per alcune persone, è come se continuassero a riviverlo ogni volta che ci pensano. Per riviverlo si intende che si attivano, fisicamente ed emotivamente, entrano in una catena di pensieri legati all’evento da cui trovano difficoltà ad uscire.
Quando un ricordo traumatico viene lavorato fino in fondo con l’EMDR, diventa una delle tante esperienze che abbiamo vissuto, sicuramente spiacevole, ma non più qualcosa attorno a cui si coagulano significati, giudizi e tentativi di soluzione che sfiniscono la persona, la bloccano o la agiscono in modo impulsivo, come se non fosse più lei a decidere.
Come si sviluppa il percorso di chi sottopone all’EMDR?
La terapia EMDR va inserita nell’ambito di una psicoterapia che lavora per fasi. In una prima fase si lavora sul presente. Ossia sullo stabilire le condizioni di sicurezza nelle condizioni di vita del paziente che gli permettano di potersi dedicare ad un lavoro più profondo. In questa parte la persona lavora per acquisire anche capacità di metacognizione, per esempio quella di distinguere la realtà dai propri pensieri, quella di riflettere sui propri schemi mentali e di comportamento e sugli schemi di relazione con le altre persone.
Poi si inizia a lavorare sul passato. E – sempre con l’EMDR, che a questo punto è diventato uno strumento con cui il paziente ha una buona dimestichezza – si può rifinire il lavoro sul presente e sul futuro. Il futuro, in particolare, è solitamente l’obiettivo della terza fase della terapia, che per i pazienti che hanno subito traumi può diventare quella della cosiddetta “crescita post traumatica”.
L’EMDR è un metodo di terapia molto veloce, se utilizzato nel modo corretto e con il paziente che abbia appreso le abilità necessarie a lasciar emergere ciò che emerge durante la stimozai0one, senza giudicarlo e con curiosità.
Per questo il lavoro su un singolo ricordo di per sè può concludersi in una sola seduta. A volte però il materiale emerso è di così difficile “digestione” che sono necessarie due o tre sedute. Da subito il paziente avverte un cambiamento positivo nel modo in cui percepisce l’evento.
La discriminante più forte consiste nel tempo che la persona impiega ad acquisire la sufficiente fiducia nei propri stati mentali e nelle proprie emozioni da lasciare che lavorino per lei senza interferenze controllanti dalla sua parte più razionale.
L’ EMDR è una tecnica particolare, come faccio a riconoscere il terapista che sia in grado di praticarla?
Solo gli psicoterapeuti possono utilizzare l’EMDR e, prima di imparare la tecnica, devono sottoporvicisi. Il terapeuta deve acquisire una specifica formazione certificata. Sul sito dell’associazione EMDR Italia si trova l’elenco dei professionisti formati, che possono utilizzare il metodo.
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